Utilizzo dei defibrillatori semiautomatici e automatici...

Seduta n. 124 del 12/3/2007

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  1. ares118ardea
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    Resoconto stenografico dell'Assemblea
    Seduta n. 124 del 12/3/2007


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    Discussione del testo unificato delle proposte di legge: Di Virgilio ed altri; Castellani ed altri: Nuove norme in materia di utilizzo dei defibrillatori semiautomatici e automatici in ambiente extraospedaliero (A.C. 780 -1891-A) (ore 14,33).
    PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del testo unificato delle proposte di legge d'iniziativa dei deputati Di Virgilio ed altri; Castellani ed altri: Nuove norme in materia di utilizzo dei defibrillatori semiautomatici e automatici in ambiente extraospedaliero.
    Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).


    (Discussione sulle linee generali - A.C. 780 -1891-A)
    PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
    Avverto che il presidente del gruppo parlamentare Forza Italia ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del regolamento.
    Avverto, altresì, che la XII Commissione (Affari sociali) si intende autorizzata a riferire oralmente.
    Il relatore, onorevole Di Virgilio, ha facoltà di svolgere la relazione.

    DOMENICO DI VIRGILIO, Relatore. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, illustri colleghi, in Italia ogni anno muoiono circa 60 mila persone per arresto cardiaco improvviso: uno ogni mille abitanti, uno ogni diciannove minuti.
    Si tratta di un numero enorme, che corrisponde al 10 per cento dei decessi che si verificano complessivamente ogni anno nel nostro paese.



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    Si calcola che in Europa le vittime di tale evento siano oltre trecentomila. Spesso - ahimé! - si tratta di giovani. La percentuale di sopravvivenza all'arresto cardiaco è inferiore al 2 per cento, poiché i sistemi tradizionali di soccorso molto spesso non arrivano in tempo per eseguire con successo l'unica terapia in grado di ristabilire la normale attività cardiaca, ovvero la defibrillazione elettrica applicata in tempi brevi.
    Molto spesso i sistemi di soccorso hanno purtroppo tempi di intervento troppo lunghi a causa delle distanze e del traffico cittadino, mentre nel caso di arresto cardiaco siamo in presenza di una seria e decisiva lotta contro il tempo.
    La morte improvvisa è un evento drammatico con ripercussioni sociali ed economiche e costituisce una modalità frequente di decesso nei paesi industrializzati. Infatti, a dispetto degli enormi sforzi profusi negli ultimi decenni per migliorare il tasso di sopravvivenza, l'arresto cardiaco extraospedaliero continua ad essere una delle principali cause di morte in tutto il mondo, soprattutto nei paesi industrializzati.
    Le cronache dei quotidiani non raramente riferiscono di giovani che improvvisamente si accasciano a terra nei campi di calcio, da tennis, durante corse per dilettanti e così via. Dopo un arresto cardiaco, il tempo è cruciale: ogni minuto di ritardo nel somministrare la scarica elettrica riduce del 5 o 10 per cento le possibilità di riavviare il cuore.
    Un miglioramento nel tasso di sopravvivenza si ottiene quando i testimoni del malore sono in grado di riconoscerne la gravità, dare subito l'allarme e indicare correttamente i dati sulle condizioni del paziente, che vengono richiesti dalla centrale operativa. Il passo successivo è l'esecuzione, da parte dei testimoni, di manovre di rianimazione cardio-polmonare, utili a guadagnare tempo in attesa dell'arrivo dei soccorsi.
    In questi casi il terzo anello della catena della sopravvivenza, quello più critico, è la defibrillazione precoce, poiché l'arresto del cuore molto spesso determina una condizione di aritmia grave, denominata fibrillazione ventricolare. L'ultimo anello è il veloce trasporto in un centro specialistico di rianimazione.
    È allora indispensabile diffondere a fasce larghe della popolazione la cultura dell'emergenza, formando i comuni cittadini, così come previsto da queste proposte di legge, ad essere soccorritori in caso di necessità. L'unico intervento terapeutico risolutore in queste specifiche emergenze è rappresentato - come ricordavo - dalla defibrillazione elettrica, che deve peraltro essere attuata con grande tempestività dal momento della perdita di conoscenza, pena la morte, il coma irreversibile o il permanere di gravissimi danni neurologici.
    In tal senso i defibrillatori semiautomatici sono uno strumento tecnologicamente avanzato in caso di primo intervento per salvare vite umane, che rischiano di essere stroncate in caso di arresto cardiocircolatorio ed una condizione di successo è la velocità con la quale vengono utilizzati.
    Il termine generico di «defibrillazione automatica esterna» si riferisce ad un sistema di analisi del ritmo cardiaco in grado di indicare al soccorritore se la scossa salvavita sia necessaria o meno ed un sistema di caricamento automatico.
    L'operatore che utilizza un defibrillatore completamente automatico deve semplicemente collegare gli elettrodi al paziente ed accendere l'apparecchio: dopo pochi secondi si determina automaticamente l'analisi del ritmo cardiaco e, se si è in presenza di fibrillazione ventricolare (o di tachicardia ventricolare con caratteristiche prestabilite), il dispositivo carica i propri condensatori ed eroga lo shock automaticamente. Nel caso di apparecchi semiautomatici, l'erogazione dello shock elettrico avviene dopo la conferma dell'operatore, informato dalla macchina stessa della presenza di un ritmo defibrillabile.
    I defibrillatori disponibili sono apparecchiature complesse nella loro struttura, ma di facile impiego attraverso semplici manovre eseguite da qualsiasi cittadino che abbia seguito un corso di formazione,



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    come previsto dall'articolo 1, comma 2, e dall'articolo 2 della presente proposta di legge. Essi sono forniti di una segnaletica, che di volta in volta guida l'operatore.
    I defibrillatori semiautomatici sono stati ideati per interventi urgenti e per personale adeguatamente addestrato, cui però non viene richiesto l'onere della diagnosi elettrocardiografica, che è svolta automaticamente dall'apparecchio, che invia un messaggio visivo ed anche sonoro all'operatore, che è deputato all'erogazione della scarica elettrica.
    I defibrillatori automatici esterni sono simili a quelli semiautomatici, con la differenza tecnica che sono dotati sono del tasto di accensione ed erogano in automatico lo shock, se indicato.
    La defibrillazione è quindi un procedimento semplice allo stato dell'attuale tecnologia: attuata in occasione di emergenze cardiocircolatorie che determinino un arresto cardiaco può essere considerata un intervento salvavita, in quanto la possibilità di sopravvivenza dell'individuo è strettamente correlata al minor tempo, che intercorre dal momento del collasso all'applicazione dello shock elettrico. La ripresa dell'attività della pompa cardiaca ed il ripristino del ritmo del cuore evitano la morte cardiaca.
    Il tempo di intervento è quindi un fattore determinante per il successo della defibrillazione. La tempestività e la correttezza dell'applicazione della scarica permettono di interrompere i fenomeni aritmici, potenzialmente fatali per l'individuo colpito di fibrillazione o da tachicardia ventricolare.
    Va altresì detto che l'utilizzo di questi apparecchi è diventato oggi più semplice grazie alle tecnologie di avanguardia delle aziende produttrici. I defibrillatori semiautomatici per la defibrillazione precoce erano stati studiati appositamente per essere utilizzati anche dai soccorritori cosiddetti laici. Si tratta, infatti, di apparecchi portatili di piccole dimensioni e di facile utilizzo, che analizzano automaticamente il ritmo cardiaco del paziente e sono in grado, guidando l'operatore, di erogare uno shock salvavita così da ripristinare il normale battito cardiaco.
    Le istruzioni vocali su schermo emesse dal dispositivo assistono l'operatore durante le fasi del soccorso, rendendone estremamente intuitivo l'utilizzo. Non è quindi necessaria alcuna esperienza medica per utilizzare appropriatamente i defibrillatori.
    L'arresto cardiaco è un evento molto pericoloso. Nel 95 per cento dei casi il decesso avviene perché l'intervento di defibrillazione, in grado di ripristinare il corretto ritmo cardiaco del paziente, non viene effettuato entro cinque-sei minuti dalla perdita di coscienza. La morte cardiaca improvvisa è definita come una morte naturale, che avviene istantaneamente e inaspettatamente, dovuta ad una patologia cardiaca non nota - o nota ma stabile - al momento della comparsa di sintomi.
    L'arresto cardiaco rappresenta per oltre il cinquanta per cento la causa di tutti i decessi per malattie cardiovascolari; in Italia le percentuali di sopravvivenza si allineano con quelle più basse di altri paesi europei e di alcune aree del Nord America.
    Dai corsi di defibrillazione veloce, tenuti ormai da tempo nel nostro paese, è emerso che gli operatori laici sono in grado di apprendere il loro corretto uso più facilmente e rapidamente di quanto non avvenga con le manovre di rianimazione cardiopolmonare di base, comunque necessarie.
    Esperienze cliniche hanno dimostrato che i defibrillatori semiautomatici hanno alta specificità (93 per cento) e sensibilità diagnostica (98 per cento) e non vengono ingannati da fattori esterni e contingenti, come potrebbero essere i movimenti del paziente (convulsioni e respirazione agonica) o quelli causati da altri al paziente.
    La materia è regolamentata dalla legge n. 120 del 2001, che nella scorsa legislatura è stata oggetto di due interventi normativi di iniziativa dell'allora maggioranza di centrodestra: essa è stata integrata, infatti, dall'articolo 1 della legge 15



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    marzo 2004, n. 69, con il quale si è estesa la possibilità di utilizzare i defibrillatori, oltre che in sede ospedaliera, anche extraospedaliera, a tutto il personale debitamente addestrato, anche non medico e non sanitario; successivamente dall'articolo 29-vicies del decreto-legge 30 dicembre 2005, n. 273, convertito con modificazioni dall'articolo 1 della legge 23 febbraio 2006, n. 51, con il quale si è disposto che la formazione del personale sanitario non medico e del personale non sanitario possa essere svolta anche dalle organizzazioni medico-scientifiche senza scopo di lucro, nonché dagli enti operanti nel settore dell'emergenza sanitaria.
    La stessa legge n. 120 del 2001 ha inoltre disposto l'adozione, con decreto del ministro della salute, di apposite linee guida per il rilascio della prevista autorizzazione da parte delle regioni all'utilizzo extraospedaliero dei defibrillatori da parte del predetto personale.
    A seguito delle modifiche intervenute al Titolo V della Costituzione, le linee guida sono state adottate nella forma dell'accordo del 27 febbraio 2003 in sede di Conferenza Stato-Regioni. Con tale provvedimento sono disciplinati i criteri per l'utilizzo dei defibrillatori semiautomatici, le modalità ed i termini per l'autorizzazione al loro impiego e la formazione degli operatori autorizzati all'utilizzo di tale apparecchiatura. Si specifica, inoltre, che l'accreditamento e la certificazione dei formatori sono di competenza delle regioni, sentiti i comitati regionali per l'emergenza.
    Essa, infatti, consente anche al personale non medico di utilizzare sul territorio questi strumenti, che riconoscono automaticamente l'aritmia responsabile dell'arresto di cuore e possono erogare la scarica elettrica. Il riconoscimento automatico dell'aritmia ha rappresentato, infatti, l'elemento di svolta per togliere la responsabilità medico legale agli operatori non medici e per permettere, quindi, l'affidamento degli strumenti a questi ultimi. Leggi analoghe sono patrimonio di numerosi stati europei e nordamericani nei quali, a seguito della loro introduzione, si è assistito ad un notevole incremento della sopravvivenza all'arresto cardiaco, che può raggiungere anche il 35-40 per cento.
    Lo scopo di questo provvedimento è proprio quello di promuovere la diffusione dei defibrillatori semiautomatici ed automatici esterni, indicando i criteri per l'individuazione dei luoghi, delle strutture e dei mezzi di trasporto ove è prevista la detenzione (articoli 1 e 5).
    Altro punto cardine del provvedimento (articolo 1, comma 2, e articolo 2) è quello di porre particolare attenzione alla formazione e addestramento del personale di soccorso non medico per l'utilizzo dei defibrillatori semiautomatici con certificazione di idoneità e istituzione di un apposito registro per l'iscrizione dei soggetti abilitati (articolo 4). Anche i privati potranno possedere e utilizzare per uso personale i defibrillatori, fermo restando l'obbligo per chi lo utilizza di conseguire l'attestato, come previsto dal provvedimento.
    Se ne deduce che la finalità fondamentale del provvedimento è quella di diffondere una cultura di emergenza cardiologica e formare la popolazione ad un corretto uso dei defibrillatori in conformità alle linee guida stabilite con l'accordo 27 febbraio 2003 alla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, nonché a quelle internazionali vigenti in materia.
    Infatti, l'introduzione e la diffusione del defibrillatore semiautomatico in ambiente extraospedaliero si integra in una filosofia di sviluppo e valorizzazione della sopravvivenza anche da parte del personale non medico.
    Tuttavia la diffusione della defibrillazione extraospedaliera è condizionata da altri fattori, che questo provvedimento affronta con un intervento legislativo ad hoc: una maggiore sensibilizzazione dell'opinione pubblica e delle istituzioni sulle dimensioni del fenomeno e degli strumenti a disposizione; lo stanziamento delle risorse economiche (articolo 5); la prescrizione che rende obbligatoria l'installazione dei defibrillatori in ambienti pubblici,



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    strutture e mezzi di trasporto, che verranno regolamentati dalle regioni; l'introduzione di detrazioni fiscali per coloro i quali intendano acquistare un defibrillatore automatico (articolo 7).
    Sebbene l'Unione europea nel 1997 abbia emanato una raccomandazione che invita i paesi membri ad attivare il numero telefonico di emergenza medico 112, alcuni paesi, oltre a non avere una legge che regolamenta l'utilizzo dei defibrillatori semiautomatici e automatici esterni, sono ancora lontani dal recepimento.
    In Europa vi sono differenze sostanziali nell'organizzazione del servizio di emergenza medica fra paesi del Centro ed Est Europa e quelli dell'Europa occidentale. Nella maggior parte dei paesi del Centro ed Est Europa e in pochissimi paesi occidentali, il medico ha un ruolo attivo nella squadra di primo soccorso e molto spesso è responsabile per l'utilizzo del defibrillatore a bordo dell'autoambulanza. Nel resto dell'Europa occidentale la squadra di pronto soccorso è composta da personale dell'autoambulanza addestrato per il basic life support.
    Inoltre, nella maggior parte dei paesi europei le forze di polizia non sono integrate nel sistema di emergenza medica, che in molti paesi comprende invece i vigili del fuoco. In Europa, in definitiva, non vi è una legislazione chiara ed omogenea che regolamenti la defibrillazione precoce, forse a causa di una limitata percezione dell'importanza di attivare programmi in tal senso, mentre se ne potrebbe avere una forte promozione attraverso un impegno europeo di carattere politico supportato dalle maggiori società scientifiche.
    Per recepire informazioni utili ad un provvedimento di legge come questo, che è rivolto ad esclusivo vantaggio dei cittadini, la XII Commissione affari sociali della Camera ha svolto audizioni di esperti e rappresentanti di particolari categorie di cittadini, come la Società italiana di cardiologia, la Società italiana di aritmologia e cardiostimolazione, la Commissione nazionale per la rianimazione cardiopolmonare, il direttore del centro di emergenza 118 della regione Lazio, il presidente del Coordinamento nazionale delle associazioni del cuore (CONACuore), i rappresentanti della Confcommercio e dell'Associazione nazionale cooperative tra dettaglianti, oltre ad aver avuto contatti con la Conferenza Stato-Regioni.
    Proficuo è stato il contributo di tutti colleghi parlamentari e del presidente della XII Commissione affari sociali, che ringrazio vivamente.
    Si tratta di un provvedimento di grande rilevanza socio-sanitaria e vi prego, quindi, di andare oltre l'ideologia politica, come è stato fatto finora in Commissione, e pensare che si tratta di uno strumento il cui unico scopo è il bene comune e che, dunque, è giusto sostenerlo e votarlo.

    PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

    MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo si riserva di intervenire in sede di replica.

    PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Gardini. Ne ha facoltà.

    ELISABETTA GARDINI. Cercherò di essere sintetica, anche perché molte cose sono state già ampiamente descritte dall'onorevole Di Virgilio. La cosa fondamentale è che oggi iniziamo l'esame in Assemblea del testo unificato di due proposte di legge che intervengono sulla normativa che regolamenta l'impiego dei defibrillatori semiautomatici ed automatici esterni. Il testo che noi analizziamo risulta dall'elaborazione in sede di Comitato ristretto presso la XII Commissione affari sociali di due distinte proposte di legge, una delle quali presentata proprio dall'onorevole Di Virgilio. Ci tengo a sottolinearlo, perché ciò dimostra come il centrodestra, in particolare il gruppo di Forza Italia, abbia sempre manifestato un'alta sensibilità in questa materia. D'altronde, anche quanto ricordato proprio dall'onorevole Di Virgilio ci conferma l'impegno che l'allora maggioranza



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    di centrodestra ha profuso in materia con i due interventi normativi sulla legge n. 120 del 2001.
    Vorrei anche ricordare che proprio a seguito delle modifiche intervenute al Titolo V della Costituzione, come ha ricordato l'onorevole Di Virgilio, le linee guida sono state adottate nella forma dell'accordo del 27 febbraio 2003 in sede di Conferenza Stato-regioni. Voglio sottolineare, quindi, come l'approvazione del testo in esame consenta di elevare il livello effettivo di tutela della salute nel rispetto e nella valorizzazione delle competenze di tutti i soggetti coinvolti, a cominciare dalle regioni. Mi sembra questo un punto molto importante.
    Mi piace poi ricordare, forse perché sono veneta, anche quella campagna di informazione nazionale, partita proprio dalla mia regione nel 2004, sotto l'egida del Ministero della salute, per diffondere la conoscenza sui fattori che permettono di identificare i soggetti a rischio di morte cardiaca improvvisa e le soluzioni preventive oggi disponibili. A dimostrazione proprio che negli ultimi anni vi è stata un'intensificazione di attenzione rivolta a questa causa di morte per la quale sempre di più sappiamo che si può fare molto per arginarla e, ci auguriamo, sconfiggerla in tempi brevi, l'allora assessore alla sanità, Fabio Gava, che era anche il coordinatore degli assessori alla sanità delle regioni italiane, riportava i dati del suo osservatorio. Nella mia regione, il Veneto, ogni anno risultavano esserci 4.800 decessi per morte cardiaca improvvisa, ossia 1,08 morti ogni mille abitanti. I dati nazionali li ha già riportati l'onorevole Di Virgilio: in Italia le vittime di morte cardiaca improvvisa sono fra i 50 ed i 60 mila.
    Studi effettuati da gruppi di ricerca diversi portano sempre a dati molto simili, dai quali si evidenzia che la morte cardiaca improvvisa rappresenta da sola la causa di oltre il 10 per cento di tutte le morti che avvengono in Italia. Qualcuno sostiene che la letalità della morte cardiaca improvvisa è paragonabile a quella determinata dalla somma dei principali tumori conosciuti ed è sette volte superiore a quella causata dagli incidenti stradali.
    Ciò che a noi preme sottolineare è che non si tratta di eventi ineluttabili: sono decessi che si possono evitare utilizzando tutti gli strumenti diagnostici e terapeutici che abbiamo a disposizione. Sappiamo che una radicata cultura preventiva basata sull'individuazione delle persone a rischio porta ad una riduzione della mortalità, ma questo si verifica solo tra i soggetti che già sanno di essere cardiopatici; ci si riferisce, quindi, più o meno al 50 per cento dei soggetti colpiti da morte cardiaca improvvisa, ma vi è almeno un altro 50 per cento di persone che non sanno di essere cardiopatiche e non sanno di esserlo fino al momento dell'evento.
    Ed è proprio per questo 50 per cento di soggetti che lo sviluppo su tutto il territorio di una rete di defibrillatori semiautomatici o automatici, utilizzabili da personale addestrato, rappresenta una parte essenziale della strategia volta a fronteggiare la morte cardiaca improvvisa. Se è vero che ogni giorno molti cuori cessano di battere, in molti casi la cessazione dell'attività cardiaca è prematura: il cuore di queste persone è sano, comunque troppo sano perché esse muoiano. È qui che entra in campo il fattore tempo (sul quale non mi soffermo, in quanto ne ha bene illustrato la rilevanza l'onorevole Di Virgilio). Purtroppo, le cronache ci informano con cadenza inquietante dei decessi di persone anche giovani e giovanissime.
    Per tutto quanto è stato detto, desidero sottolineare, in questo mio breve intervento, l'elevato impatto sociale del provvedimento in esame: noi siamo qui, oggi, ad occuparci di proposte che hanno lo scopo di salvare vite umane. Per questo, siamo convinti che il provvedimento riscuoterà l'approvazione di tutti i colleghi, sia della maggioranza sia dell'opposizione, com'è già avvenuto in Commissione affari sociali.
    Nella letteratura medica, diversi studi specifici hanno sempre più rafforzato la tesi secondo la quale la defibrillazione precoce, fornita a brevissima distanza



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    dalla comparsa dell'arresto cardiocircolatorio, produce una notevole riduzione della mortalità e delle sequele invalidanti secondarie ad arresto cardiaco primario. L'altissimo numero di decessi correlati a morte cardiaca improvvisa ha portato, fin dai primi anni Settanta, allo studio di tecnologie che potessero permettere l'utilizzo del defibrillatore da parte di personale non medico, sollevando l'operatore, come abbiamo sentito, dall'onere della diagnosi, dal momento che l'analisi del ritmo viene effettuata dall'apparecchio stesso. Quindi, parliamo di un problema dal forte impatto sociale, oltre che sanitario.
    Quindi, è necessario prevedere la presenza di tali apparecchiature sui mezzi adibiti al soccorso sanitario della Polizia di Stato, dell'Arma dei carabinieri, della polizia municipale, del Corpo della guardia di finanza, del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, del Corpo forestale dello Stato, del Dipartimento della protezione civile, del Corpo delle capitanerie di porto, sui mezzi aerei adibiti al soccorso ed al trasporto degli infermi, nonché su tutti i mezzi di soccorso del sistema di emergenza 118, nei poliambulatori del Servizio sanitario nazionale, negli ambulatori dei medici di medicina generale convenzionati e strutture socio-sanitarie autorizzate, nei grandi scali e sui mezzi di trasporto aerei, ferroviari e marittimi, negli istituti penitenziari, negli istituti penali per i minori e centri di permanenza temporanea e assistenza, nelle strutture sedi di grandi avvenimenti socioculturali e grandi strutture commerciali ed industriali, nei luoghi in cui si pratica attività ricreativa, ludica o sportiva, agonistica e non agonistica, anche a livello dilettantistico, nonché nelle strutture scolastiche e universitarie e nelle farmacie.
    Un altro elemento chiave è rappresentato dall'elevata e garantita sicurezza dei defibrillatori automatici o semiautomatici esterni, che non incorrono in errore, ma soprattutto non cagionano danni, neanche in caso di uso improprio dell'apparecchio e, quindi, possono essere adoperati anche da soccorritori «laici» addestrati. Quindi l'obiettivo è quello di far sì che tutti i luoghi e i mezzi di trasporto nei quali vi è un forte accentramento di persone siano dotati di defibrillatore automatico esterno destinato a prestare un tempestivo soccorso qualora si verifichi una situazione di arresto cardiaco improvviso.
    È altresì opportuna un'azione culturale ad ampio raggio, anche attraverso i mezzi di comunicazione, al fine di diffondere una diversa mentalità riguardo agli interventi di soccorso in situazioni di emergenza.
    Altro elemento importante è rappresentato dalle agevolazioni fiscali: l'articolo 7 del provvedimento in esame prevede, per l'acquisto di un defibrillatore semiautomatico o automatico esterno, una detrazione fino a un massimo di mille euro.
    In conclusione, l'impiego allargato dei DAE rappresenta senza dubbio una forma di tutela della salute della collettività provvista delle necessarie garanzie per il paziente e per l'operatore. Vogliamo evidenziare il ruolo sempre maggiore della comunità nella catena di sopravvivenza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

    PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cancrini. Ne ha facoltà.

    LUIGI CANCRINI. Concordo innanzi tutto con quanto affermato dal relatore, che è stato chiarissimo nella sua esposizione e che ha fornito gli argomenti di merito del provvedimento oggi in discussione.
    Credo anch'io che sia davvero importante occuparsi di una tra le cause di morte più rilevanti dal punto di vista statistico nella popolazione di oggi e credo che sia importante riuscire a ragionare in termini di inversione di una tendenza medica tutta incentrata sull'ospedale e su un pronto soccorso che non arriva mai in tempo in queste situazioni.
    Vorrei sottolineare alcuni punti a mio avviso significativi di queste proposte di legge. Uno riguarda la laicità non medica dell'intervento. Ritengo che di ciò si abbia sempre più bisogno, anche se in Italia abbiamo per lungo tempo trovato difficoltà



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    a superare gli ostacoli frapposti proprio dal medico all'accettazione dell'idea che alcuni interventi importanti e decisivi, come in questo caso, per la vita della persona possano essere affidati a soggetti che non sono medici. Questo è un punto sul quale dobbiamo riflettere seriamente; infatti, la tutela della salute non può passare soltanto attraverso l'azione del medico, che resta ovviamente centrale. Credo che la laicità dell'intervento sia sempre più richiesta, anche al di là di questa situazione specifica.
    Un secondo aspetto rilevante riguarda la scelta operata in ordine ai luoghi. Mi soffermo in particolare sulle farmacie. Quando si è discusso il cosiddetto primo decreto Bersani, si è parlato ampiamente del ruolo che la farmacia può svolgere in un sistema sanitario più vicino all'utenza e al territorio.
    Ritengo che dotare le farmacie della capacità di intervenire in termini di pronto soccorso su un paziente grave costituisca un passaggio importante in questa direzione. È stato detto - credo che su ciò siamo tutti d'accordo - che oggi il farmacista e la farmacia rappresentano il primo e più facile punto di riferimento per il cittadino che ha una domanda di salute.
    Credo che questo intervento facilitato, in parte finanziato dallo Stato, consenta alle farmacie di darsi uno ruolo nella direzione giusta e aiuti il cittadino a sentire nella farmacia il punto di riferimento più vicino e più efficace quando è necessario un intervento urgente. Un altro punto rilevante è quello relativo alle strutture sanitarie autorizzate. In una ricerca che avevo svolto tanti anni fa sull'ospedale psichiatrico Santa Maria della Pietà a Roma - quando era ancora aperto -, mi ero reso conto del fatto che la percentuale di morti improvvise è particolarmente alta nei pazienti psichiatrici che ricevono trattamenti di lunga durata con farmaci neurolettici. Ho trovato poi conferma di questa affermazione nella letteratura; dunque ritengo sia davvero importante che nelle strutture sanitarie in cui risiedono persone per lunghi periodi - parliamo di strutture di degenza spesso soltanto autorizzate, come dice la legge - la presenza del defibrillatore ricordi il diritto alla vita di persone - mi riferisco soprattutto agli anziani - che altrimenti sarebbero messe da parte.
    Un altro aspetto che ritengo assai rilevante è quello del collegamento alle centrali operative del 118. Mi permetto di esprimere qualche perplessità sul fatto che le previsioni giuste contenute nella legge vengano effettivamente attuate con la necessaria rapidità. Infatti, parliamo di situazioni nelle quali si gioca sui secondi più che sui minuti.
    Quindi, il fatto che il 118 possa rapidamente fornire indicazioni sul posto più vicino dove è presente un defibrillatore merita certamente - non so se da parte delle regioni o del livello centrale - un'attenzione specifica. Insomma, in sede di attuazione del provvedimento, il Ministero della salute dovrà ben preoccuparsi di tale questione.
    Tuttavia, il fatto che esista un riferimento centrale a cui ci si può rivolgere per ottenere indicazioni sul defibrillatore più vicino mi sembra un aspetto importante, poiché si assegna al 118 una nuova attività, la cui utilità risulta del tutto evidente.
    L'ultima questione che vorrei sottolineare, peraltro con piacere, è il clima nel quale si è svolto il lavoro condotto dalla XII Commissione in occasione dell'esame del presente progetto provvedimento. Ricordo che le due proposte di legge vedono, come primi firmatari, alcuni deputati dell'attuale opposizione.
    Credo che abbiamo lavorato bene insieme e ritengo, altresì, che abbiamo compreso appieno l'importanza di un provvedimento sul quale venivano a cadere steccati e divisioni più o meno «ideologiche» (bisognerebbe capire un po' meglio, poi, cosa significhi lo stesso termine «ideologico»).
    Mi sembra che il presidente Lucà abbia aiutato lo svolgimento dei nostri lavori in tal senso, così come sempre fa in occasione dell'esame degli altri progetti di legge. Per me, che sono un parlamentare alla prima legislatura nonostante l'età veneranda, è stata un'esperienza molto positiva:



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    pertanto, ringrazio tutti i colleghi, con i quali ho collaborato molto volentieri.

    PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Ceccacci Rubino. Ne ha facoltà.

    FIORELLA CECCACCI RUBINO. Signor Presidente, finalmente il Parlamento torna ad essere protagonista, con l'approvazione di un progetto di legge che avrà un grande impatto sulla vita di milioni di cittadini. Infatti, come ha ricordato il mio collega relatore sul provvedimento, onorevole Di Virgilio, l'arresto cardiaco continua ad essere una delle principali cause di morte in tutto il mondo, soprattutto nei paesi industrializzati. Ricordo che, in Italia, esso provoca tra i 50 mila ed i 70 mila casi di morte all'anno; più del 50 per cento potrebbe essere scongiurato intervenendo prontamente con defibrillatori semiautomatici, utilizzabili, in contesti extraospedalieri, anche da personale non sanitario.
    Quest'ultimo è uno dei punti che ha richiesto un maggiore chiarimento, in quanto il provvedimento che ci approntiamo a discutere oggi si è reso necessario per integrare la legge n. 120 del 2001, la quale consente l'uso del defibrillatore semiautomatico, in sede extraospedaliera, al personale sanitario non medico, nonché al personale non sanitario che abbia ricevuto una formazione specifica nelle attività di rianimazione cardiopolmonare.
    Quindi, si è reso necessario integrare, attraverso la predisposizione di nuove norme, la precedente legge del 2001, disciplinando non solo l'ubicazione dei defibrillatori in luoghi più corrispondenti alle esigenze di intervento, ma anche le modalità di conduzione ed erogazione dei corsi di formazione e di addestramento del personale non sanitario, recependo le linee guida stabilite dall'accordo del 27 febbraio 2003 tra il Ministero della salute, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sancito in sede di Conferenza permanente, nonché le linee guida internazionali vigenti in materia.
    Vorrei segnalare che, in Commissione affari sociali, si è sostenuta la necessità di coniugare le esigenze di rigore dei protocolli formativi con una dose di elasticità dell'impegno, al fine di non rendere troppo complicati tali procedimenti di addestramento, nel timore di disincentivare la partecipazione di personale che ricordo non possedere alcuna competenza sanitaria, se non approssimativa.
    La stessa formazione, d'altronde, è facilitata dalla tecnologia sempre più avanzata di questi apparecchi, la cui grandezza è pari a quella di un computer portatile. Essi sono estremamente affidabili, sono agevoli da usare e che consentono all'operatore di intervenire con una procedura guidata ed automatica per la rianimazione del paziente. Tali strumenti, infatti, sono in grado di analizzare automaticamente il ritmo cardiaco, fornendo, quindi, tutte le indicazioni sulle azioni necessarie da intraprendere in caso di emergenza.
    Vorrei osservare che, forse, la parte più difficile dei programmi di formazione e di addestramento per i soccorritori non medici risulta essere proprio l'acquisizione della capacità di mantenere il controllo della situazione, vale a dire riconoscere la gravità dell'infartuato, dare subito l'allarme (indicando correttamente i dati sulle condizioni del paziente, richiesti dalla centrale operativa) ed eseguire le manovre guidate di rianimazione cardiopolmonare del defibrillatore, utili a guadagnare tempo in attesa dell'arrivo dei soccorsi.
    Si tratta, quindi, di una formazione che non richiede tempi lunghi di apprendimento e che può essere facilmente impartita anche a personale non sanitario, il quale dovrà essere addestrato, in questo caso, ad individuare un attacco cardiaco e ad usare in modo mirato tale apparecchio.
    Chiaramente la formazione deve essere dispensata da istruttori certificati, tra i quali deve essere compreso un medico con documentata esperienza in emergenza e didattica, che assume funzioni di responsabilità e coordinamento.
    Al comma 2 del testo unificato si individuano nelle Università, nelle organizzazioni medico-scientifiche senza scopo di lucro, negli ordini professionali e negli enti nazionali senza scopo di lucro operanti nel



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    settore dell'emergenza sanitaria, i soggetti che possono accreditarsi per l'erogazione di questi corsi. L'accreditamento avviene presso le regioni e le province autonome di competenza e previo consenso della commissione nazionale per la rianimazione cardiopolmonare, ovvero l'organo tecnico-scientifico di controllo. Questi corsi verrebbero comunque sempre condotti in collaborazione con le ASL, con le regioni, con le strutture ospedaliere e con le centrali operative del sistema di emergenza del 118. L'obiettivo è quello di creare una rete integrata di intervento tale da assicurare la tempestività del soccorso.
    Come ha ricordato l'onorevole Di Virgilio, il tempo infatti è un fattore fondamentale per la sopravvivenza perché in circa il 25 per cento dei casi il malato potrebbe essere rianimato se venisse defibrillato entro quattro o cinque minuti dal malessere. Per ogni minuto di ritardo la possibilità di sopravvivenza diminuisce del 10 per cento. Anche quando si riesce ad impedire la morte, un intervento fuori tempo purtroppo può comportare gravi danni cerebrali irreversibili, come ad esempio lo stato vegetativo permanente, con costi sociali ed economici elevatissimi per la persona, per la famiglia e quindi anche per l'intera società.
    Considerando l'importanza di avere personale adeguatamente preparato a riconoscere un attacco cardiaco e ad intervenire con efficacia, è assolutamente necessario che i protocolli formativi presentino caratteristiche di qualità, di efficienza, di omogeneità e soprattutto di economicità. Sono questi i criteri individuati al comma 3 del testo unificato, che saranno condizione essenziale all'accreditamento dei soggetti interessati alla realizzazione dei corsi di formazione. Il criterio dell'economicità, subentrato dopo un'attenta valutazione, si è reso necessario in virtù della decisione di ancorare l'onere di spesa prevista per l'approvazione di questo provvedimento ad un tetto massimo di spesa annuo di quattro milioni di euro.
    Infine, è importante ricordare che l'autorizzazione all'uso del defibrillatore in sede extraospedaliera è nominativa ed ha una durata di 12 mesi, rinnovabili solo in seguito a successiva verifica. Le regioni e le province autonome, attraverso le ASL, le strutture ospedaliere e le sedi del 118 o territorialmente competenti, effettuano la verifica ed il controllo di qualità delle prestazioni anche mediante l'istituzione di un apposito registro di soccorritori. Infatti, la formazione dovrà prevedere, in accordo con le linee guida internazionali, la conoscenza di metodi di rianimazione cardiopolmonare di base con relativa parte teorica e pratica.
    In conclusione, il passo che ci accingiamo a fare oggi è di cruciale importanza perché molte vite potranno essere salvate. Credo che all'approvazione di tale provvedimento debba seguire una campagna informativa di sensibilizzazione dell'opinione pubblica, partendo magari dalle scuole. Infatti, si tratta di un problema che riguarda tutti, nessuno escluso (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

    PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Castellani. Ne ha facoltà.

    CARLA CASTELLANI. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghe e colleghi, il provvedimento oggi in discussione, inerente nuove norme in materia di utilizzo dei defribillatori semiautomatici ed automatici in ambiente extraospedaliero, sottende un profilo di grande valenza sociale oltre che sanitaria, prefiggendosi lo scopo di incrementare su tutto il territorio nazionale la presenza dei soccorritori laici, qualificarne la formazione e dotare di defibrillatori automatici esterni (i cosiddetti DAE), tutti i mezzi di soccorso nonché postazioni fisse selezionate sulla base di un'analisi svolta da apposite commissioni di esperti per valutare l'incidenza delle morti cardiache improvvise nei luoghi ad alta densità di popolazione.
    Il provvedimento incentiva anche i soggetti privati a dotarsi di DAE prevedendo per essi, in caso di acquisto, apposite detrazioni fiscali.
    La valenza di questo provvedimento è legata alla considerazione che nella gran



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    parte dei paesi industrializzati le malattie cardiovascolari rappresentano la prima tra le cause di morte, superiore anche all'incidenza dei decessi per cause oncologiche. In Italia, studi recenti stimano in circa 57 mila l'anno le persone che muoiono per morte cardiaca improvvisa, evenienza che può colpire, in qualsiasi luogo ed in qualsiasi momento, non solo pazienti cardiopatici, ma anche soggetti assolutamente ignari di rientrare nelle cosiddette categorie a rischio. Tale dato è così numericamente e socialmente rilevante da meritare un'attenta riflessione anche in questa Assemblea circa la necessità inderogabile di mettere in atto tutte le strategie possibili per contenere questa strage che viene considerata una vera e propria piaga sociale dei nostri tempi.
    Certamente, corretti stile di vita, l'attività fisica, l'attuazione di una costante e corretta prevenzione primaria e secondaria, diagnosi precoci e terapie adeguate, la stessa ricerca scientifica in materia possono contribuire a contenere, nei pazienti cardiopatici, il rischio di infarto e di arresto cardiaco. Ma tutto ciò non basta .
    Anche in occasione dell'ultimo congresso della Società europea di cardiologia è stato ribadito che nelle realtà territoriali dove l'organizzazione sanitaria si è attivata con una tempestiva, capillare ed efficace rete di soccorso si è ridotta, rispetto al passato, l'incidenza dei decessi per arresto cardiaco, come pure l'incidenza delle complicanze neurologiche da anossia cerebrale, tenuto conto che i tempi e le modalità di intervento, in caso di morte cardiaca improvvisa, sono realmente cruciali per la sopravvivenza dei pazienti, sia quoad vitam sia quoad valetudinem. Ed è sulla base di tale consapevolezza che le società scientifiche internazionali di cardiologia hanno definito linee guida per comportamenti comuni volti a promuovere la diffusione capillare delle tecniche di basic life support defibrillation e per incrementare la partecipazione qualificata di soccorritori occasionali o volontari laici a progetti di defibrillazione precoce sul territorio con l'intento di realizzare quella rete di soccorso in grado di ridurre l'incidenza dei decessi per cause cardiache.
    L'elemento di svolta per tale obiettivo sono stati i defibrillatori semiautomatici ed automatici esterni che, con il riconoscimento automatico delle aritmie defibrillabili, hanno permesso di affidare l'utilizzo di tali dispositivi anche a soccorritori non medici appositamente formati sollevandoli da ogni responsabilità di carattere medico-legale.
    In alcune realtà territoriali (purtroppo, ancora troppo poche) del nostro paese - ad esempio, nella mia provincia, Teramo, dove, da tempo, è in corso una diffusione capillare sul territorio -, i DAE hanno portato ad un miglioramento del tasso di sopravvivenza, grazie anche all'opera di soccorritori laici. Soccorritori che, dimostratisi capaci di riconoscere la gravità delle condizioni cliniche del soggetto soccorso, hanno allertato le centrali operative del sistema dell'emergenza e hanno saputo praticare la rianimazione cardiopolmonare ed utilizzare in tempi rapidi il defibrillatore semiautomatico esterno, organizzando poi un trasferimento veloce e protetto del paziente nel più vicino centro specialistico di rianimazione.
    Tale primo avanzamento verso l'istituzione di una rete di soccorso è stato possibile grazie all'approvazione, da parte del Parlamento, della legge n. 120 del 3 aprile 2001, provvedimento che in Senato recava la prima firma del senatore Monteleone di Alleanza Nazionale e che fu approvato, all'unanimità, dapprima, al Senato, dalla Commissione sanità in sede deliberante, e quindi, alla Camera, dalla Commissione affari sociali, in sede legislativa. Vorrei far quindi notare al collega Cancrini che già nella precedente legislatura il Parlamento è stato in grado di approvare unanimemente una legge così importante.
    Tale disciplina del 2001, recante l'utilizzo dei defribillatori semiautomatici in ambiente extraospedaliero, integrata poi dall'articolo 1 della legge 15 marzo 2004, n. 69, e dall'articolo 39-vicies quater del decreto-legge 30 dicembre 2005, n. 273, ha garantito maggiori possibilità di intervento



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    in caso di arresto cardiocircolatorio, autorizzando l'uso del defibrillatore semiautomatico in sede sia intraospedaliera che extraospedaliera, anche dal parte del personale sanitario non medico, nonché del personale non sanitario in possesso di formazione specifica nelle attività di rianimazione cardiopolmonare.
    La legge n. 120 ha demandato alle regioni la disciplina per il rilascio dell'autorizzazione all'utilizzo extraospedaliero dei defibrillatori, sempre nell'ambito del sistema di emergenza competente per territorio, o sotto la responsabilità dell'azienda sanitaria locale o dell'azienda ospedaliera di competenza. Ha previsto altresì la formazione dei soggetti autorizzati anche da parte di organizzazioni medico-scientifiche senza scopo di lucro, nonché da enti operanti nel settore dell'emergenza sanitaria, purché avessero un rilievo nazionale ed una adeguata rete di formazione.
    La legge n. 120 ha stabilito infine che fossero adottate con decreto del Ministero della salute, apposite linee guida per il rilascio della prevista autorizzazione da parte delle regioni, linee guida che, a seguito delle modifiche del titolo V della Costituzione, sono state adottate nella forma di accordo del 27 febbraio 2003, in sede di Conferenza Stato-regioni.
    Con tale provvedimento sono state disciplinati i criteri per l'utilizzo dei DAE, la formazione degli operatori autorizzati all'utilizzo di tali dispositivi, inoltre è stato specificato che l'accreditamento e la certificazione dei formatori fossero di competenza delle regioni, sentiti i comitati regionali per l'emergenza.
    Mi avvio a concludere ricordando che è ormai passato più di un lustro dall'approvazione della legge n. 120 del 2001, e poichè, in diversi Stati europei e negli Stati Uniti d'America, dove la diffusione dei DAE è cresciuta in maniera esponenziale, si è verificato un aumento abbastanza significativo della sopravvivenza all'arresto cardiaco, e poichè, grazie alla legge n. 120, è notevolmente cresciuto il numero dei volontari laici in grado di effettuare manovre di rianimazione cardiopolmonare e di utilizzare i DAE, si avverte la necessità di integrare la normativa vigente con il provvedimento oggi in discussione, la cui finalità, come ho già detto all'inizio del mio intervento, è quella di individuare i criteri basilari per una capillare diffusione sul territorio dei DAE, prevedere l'istituzione di un registro di soccorritori e degli istruttori di rianimazione cardiopolmonare per una migliore organizzazione della rete di soccorso, qualificare in maniera sempre più efficace ed efficiente i soccorritori laici anche con l'obiettivo di diffondere, soprattutto tra i giovani, una cultura crescente e consapevole per un approccio corretto alle emergenze sanitarie.
    Il mio auspicio, e quello del gruppo di Alleanza nazionale, è che questo provvedimento trovi in Assemblea un'ampia convergenza, nella consapevolezza che la sua approvazione non potrà rappresentare l'intera soluzione della complessa problematica legata alle morti cardiache improvvise, ma nella certezza che una migliore e più capillare organizzazione della rete della sopravvivenza sarà in grado di salvare un numero sempre maggiore di vite umane.

    PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Bafile. Ne ha facoltà.

    MARIZA BAFILE. Signor Presidente, signori membri del Governo, onorevoli colleghe e colleghi, il testo unificato recante nuove norme in materia di utilizzo dei defibrillatori semiautomatici e automatici in ambiente extraospedaliero, approvato all'unanimità dalla Commissione affari sociali, dopo aver recepito i pareri delle altre Commissioni competenti, integra la legge n. 120 del 2001, prevedendo la progressiva installazione di un defibrillatore automatico nelle sedi preposte, con una spesa di 4 milioni di euro all'anno, a decorrere dal 2007.
    Le sedi preposte sono, innanzitutto, i mezzi adibiti al soccorso sanitario della Polizia di Stato, dell'Arma dei carabinieri, della polizia municipale, della Guardia di finanza, del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, del Corpo forestale dello Stato, del



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    Dipartimento della protezione civile, del Corpo delle capitanerie di porto.
    La progressiva installazione dei defibrillatori semiautomatici ed automatici esterni è prevista, altresì, all'interno di mezzi aerei adibiti al soccorso ed al trasporto degli infermi, di tutti i mezzi di trasporto e di soccorso del sistema di emergenza 118, dei poliambulatori del Servizio sanitario nazionale, degli ambulatori di medicina generale convenzionati, delle strutture sociosanitarie autorizzate, nonché all'interno di grandi scali e mezzi di trasporto aereo, ferroviario e marittimo, degli istituti penitenziari, degli istituti penali per i minori e dei centri di permanenza temporanea ed assistenza, delle strutture sedi di grandi avvenimenti socio-culturali, delle grandi strutture commerciali e industriali, dei luoghi in cui si pratica attività ricreativa, ludica e sportiva, agonistica e non agonistica, anche a livello dilettantistico, delle strutture scolastiche e universitarie e delle farmacie.
    Il gruppo dell'Ulivo ha ritenuto importante sostenere questa proposta, per la quale ha sempre mostrato grande attenzione e sensibilità, come dimostra il fatto che il testo sia oggi all'esame dell'Assemblea. La sostiene in quanto, come emerso dall'audizione svolta in Commissione affari sociali dei rappresentanti del Coordinamento operativo nazionale cuore (CONA Cuore) e come ha ribadito il relatore, onorevole Di Virgilio, ogni anno in Italia circa 60 mila persone muoiono di morte cardiaca improvvisa. Una cifra davvero ragguardevole pari alla popolazione di intere cittadine. Come hanno sottolineato gli esperti del CONA Cuore, è come se, ogni anno, scomparissero centri urbani pari a Carpi, Avellino o Cuneo.
    In tutti i paesi industrializzati riscontriamo la stessa problematica: secondo l'Associazione italiana di aritmologia e cardiostimolazione, la morte cardiaca improvvisa rappresenta il 20 per cento di tutte le morti registrate nel mondo occidentale. L'incidenza è di 300 mila morti l'anno sia in Europa che negli Stati uniti. Tali eventi colpiscono nella maggioranza dei casi soggetti apparentemente sani, più frequentemente al di fuori delle strutture ospedaliere (proprio domicilio, luoghi di lavoro, strutture ricreative, luoghi pubblici eccetera). Spesso, alla base dell'arresto di cuore vi è la malattia coronarica (misconosciuta o asintomatica), ma anche altre patologie del cuore o di altri organi possono evolvere improvvisamente ed inaspettatamente in questa complicanza letale, così come l'uso o l'abuso di alcuni farmaci e droghe.
    La causa più frequente dell'arresto cardiocircolatorio è un'aritmia ventricolare, detta fibrillazione ventricolare, che interrompe istantaneamente la funzione di pompa del cuore e determina l'arresto della circolazione, lesioni cerebrali e la morte nel giro di pochissimi minuti. In questo caso, il muscolo cardiaco, invece di contrarsi regolarmente, vibra in modo parossistico e la circolazione si arresta. Per i successivi quattro minuti, gli organi consumano la riserva di ossigeno di cui dispongono, ma, se il circolo non riparte, cominciano a morire. Come è noto, il primo a rimetterci è il cervello. Dopo quattro minuti di mancata ossigenazione, cominciano i danni irreversibili. Per ogni minuto dopo il collasso senza un adeguato intervento, le possibilità di rimanere in vita diminuiscono del 10 per cento.
    Questa aritmia è spesso suscettibile di cura, purché attuata nel giro di una manciata di minuti: la defibrillazione elettrica, eventualmente coadiuvata dalle manovre rianimatorie di base, ossia dal massaggio cardiaco e dalla ventilazione, e successivamente da quelle avanzate. Ove attuato accuratamente e tempestivamente, questo tipo di soccorso permette una sopravvivenza del 15-20 per cento o più, contro lo zero per cento della sopravvivenza spontanea. Il risultato è dunque fortemente influenzato dal fattore tempo. Già dagli anni Ottanta esisteva anche la dimostrazione dell'efficacia, in termini di salvataggio di vite umane, dell'utilizzo dei particolari defibrillatori semiautomatici da parte del personale non sanitario, opportunamente addestrato.
    Sono palesi, dunque, le ragioni che ci muovono a sostenere la normativa che ci



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    accingiamo ad approvare. Essa risponde, per un verso, alla necessità di accorciare i tempi d'intervento della rianimazione cardiopolmonare per prevenire il danno tossico cerebrale e, per l'altro, a garantire la preparazione dei soccorritori non medici. I defibrillatori semiautomatici e automatici esterni di cui alla presente legge sono di facile impiego e per tale motivo possono essere utilizzati anche da soccorritori non medici, ma a condizione che gli stessi siano adeguatamente formati, come dispone la norma dell'articolo 2. Quest'ultimo prevede che, in conformità alle linee guida stabilite dall'accordo del 27 febbraio 2003 sancito, in sede di Conferenza per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, tra il Ministero della salute e le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, nonché in conformità alle linee guida internazionali vigenti in materia, i corsi hanno l'obiettivo di permettere l'utilizzo ed il funzionamento, in piena sicurezza, dei defibrillatori sulle persone colpite da arresto cardiocircolatorio.
    La normativa attuale, non prevedendo linee guida nella formazione dei soccorritori non medici, ha determinato lo sviluppo di numerosi progetti di addestramento e di utilizzo dei defibrillatori semiautomatici ed automatici esterni, in maniera frequentemente casuale e certamente senza sufficiente coordinazione. La mancanza di precisi riferimenti a contenuti scientifici dei corsi di formazione per i soccorritori non sanitari, alla durata degli stessi e alle modalità di attuazione pratica e di verifica dell'apprendimento ha talora determinato la formazione di soccorritori con diversi livelli di capacità di intervento. Questo sviluppo a macchia di leopardo di numerosi progetti di defibrillazione ha comportato un enorme impiego di denaro pubblico e privato, senza che a ciò corrispondesse un efficace intervento sul territorio.
    È per tale motivo che il testo unificato in esame prevede, al comma 2 dell'articolo 2, che le università e le organizzazioni medico-scientifiche senza scopo di lucro operanti nel settore dell'emergenza e del soccorso che dispongono di una rete di formazione, provvedano, previo accreditamento ed in collaborazione con le regioni, le aziende sanitarie locali ed ospedaliere e le centrali operative del sistema di emergenza 118, alla realizzazione dei corsi di formazione e di addestramento. Inoltre, per garantire l'aggiornamento periodico del soccorritore non medico, si prevede, all'articolo 3, che il rinnovo della certificazione di idoneità all'utilizzo in ambiente extraospedaliero dei defibrillatori semiautomatici e automatici esterni debba avvenire non oltre sei mesi dalla sua scadenza, previa verifica del permanere delle necessarie competenze teoriche e pratiche.
    I defibrillatori semiautomatici ed automatici esterni rappresentano un aiuto sostanziale per evitare agli infortunati danni neurologici severi, il coma o la morte, qualora non si intervenga con un'azione immediata dal momento della perdita di conoscenza, in considerazione del fatto che, se trascorrono più di dieci minuti dal momento dell'arresto cardiaco, il rischio di danni gravi è altissimo. La diffusione capillare di defibrillatori semiautomatici e automatici esterni, congiuntamente ad una accurata preparazione dei soccorritori non medici, ha come finalità quella di far sì che l'Italia non rimanga indietro su temi basilari come quelli che riguardano la vita di migliaia di persone nonché quella di promuovere ed elevare la cultura e l'attenzione nel nostro paese sulle malattie cardiovascolari. Basti pensare che, ancora oggi, alcuni medici continuano a sostenere che certe operazioni di soccorso possano essere attuate solamente dal personale medico, laddove, in altri paesi, si riesce a salvare molte vite umane grazie ad una generalizzata attività di formazione in ordine agli interventi di soccorso basilari.
    Consideriamo opportuno, quindi, sostenere parallelamente un'azione culturale ad ampio raggio, anche attraverso i mezzi di comunicazione, al fine di diffondere una diversa mentalità sugli interventi di soccorso in situazione di emergenza. Sarà necessario un forte impegno affinché in Italia si ottenga una maggiore diffusione della cultura della prevenzione, della solidarietà,



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    del trattamento precoce ed efficace della sindrome di morte improvvisa attraverso una tempestiva rianimazione, per diminuire il numero delle vittime che miete ogni anno l'arresto cardiaco.

    PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Ulivi. Ne ha facoltà.

    ROBERTO ULIVI. Signor Presidente, signori sottosegretari, onorevoli colleghi, la morte cardiaca improvvisa rappresenta il 20 per cento di tutte le morti registrate nel mondo occidentale. Si verificano circa 300 mila morti all'anno per questa causa sia in Europa che negli Stati Uniti. È dimostrato che somministrare una rianimazione cardio-polmonare nei primi minuti successivi ad un arresto cardiaco dimezza la probabilità di decesso della vittima. Oggi il primo trattamento dell'emergenza aritmica, ed in particolare dell'arresto cardiaco, non viene procrastinato all'arrivo in ospedale, ma deve essere attuato sul luogo dove avviene l'evento. In caso di arresto cardiaco da fibrillazione ventricolare, la defibrillazione elettrica rappresenta l'unico presidio terapeutico efficace, purché tale intervento avvenga entro cinque-sei minuti dal verificarsi dell'evento. I programmi di defibrillazione precoce, con la possibilità di utilizzare il defibrillatore semiautomatico esterno anche da parte dei cittadini adeguatamente addestrati, ha aumentato la sopravvivenza in maniera incredibile fino al 40 per cento. In Italia sono stati avviati numerosi progetti locali, aumentando la sopravvivenza all'arresto cardiaco al 20 per cento. Alleanza Nazionale è da sempre molto sensibile a questa problematica e lo dimostra la legge che porta il nome del senatore Monteleone, nonché la proposta di legge recentemente presentata dall'onorevole Castellani, che, insieme a quella dell'onorevole Di Virgilio, ha portato al testo al nostro esame.
    Queste semplici considerazioni dimostrano l'importanza e l'utilità della legge in esame, che individua i luoghi, le strutture, i mezzi di trasporto da dotare dei defibrillatori semiautomatici e automatici esterni, cioè in ambiente extraospedaliero. Molto importante è l'articolo 2, che stabilisce come e da chi devono essere organizzati i corsi di formazione e di addestramento. L'articolo 3 prescrive che al termine dei corsi sia rilasciata una certificazione di idoneità all'utilizzo dei DAE, che la stessa sia nominativa ed abbia la durata di diciotto mesi. Sulla durata di diciotto mesi in Commissione è stata svolta un'ampia discussione ed io stesso ho presentato un emendamento per ridurla a dodici mesi. Il rinnovo della certificazione di idoneità all'utilizzo nell'ambiente extraospedaliero dei DAE deve avvenire non oltre sei mesi dalla sua scadenza.
    Credo che la possibilità di detrarre le spese sostenute per l'acquisto di defibrillatori semiautomatici ed automatici extraospedalieri fino ad un importo di 1.000 euro possa aiutare notevolmente il posizionamento di questi strumenti nei luoghi indicati. Su questa legge, che completa la legge n. 120 del 3 aprile 2001, credo quindi che si possa esprimere un parere certamente favorevole.

    PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.


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    APPROVATE NORME SU USO DEFIBRILLATORI

    Nella seduta antimeridiana l'Assemblea ha approvato le nuove norme in materia di utilizzo dei defibrillatori semiautomatici e automatici in ambiente extraospedaliero(C780 e abb.). Il provvedimento passa ora all'esame del Senato. (19 aprile 2007)

    http://www.camera.it/_dati/leg15/lavori/sc...wai.asp?pdl=780
     
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