Ambulanze, 4 sirene su 10 suonano senza motivo

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    lunedì 13 dicembre 2010, 08:00
    Ambulanze, 4 sirene su 10 suonano senza motivo
    di Maria Sorbi

    Sfrecciano nel traffico con la sirena a tutto spiano, si fanno largo tra le auto in coda. Le ambulanze chiedono strada al semaforo rosso. E tu, da dietro il volante, pensi: «Oh Dio, chissà cosa sarà successo?». Ma non sempre la sirena significa vera emergenza. Anzi. Spesso e volentieri l’ambulanza è vuota e non c’è nessuno da soccorrere, nessun codice giallo o rosso. Oppure, amara sorpresa, si tratta di un semplice servizio di routine, come ad esempio l’accompagnamento dei pazienti a fare la dialisi in ospedale. Roba per cui non serve nessuna corsa contro il tempo né ci sono in ballo vite da salvare. Ovviamente non è il caso dei mezzi di soccorso del 118, gli unici delegati all’urgenza. Si tratta piuttosto delle ambulanze gestite da alcune associazioni di volontari. La denuncia arriva da più parti: a segnalare l’abuso della sirena sono stati perfino alcuni pazienti in dialisi che, a bordo dei mezzi, si sono presi un colpo a sentir partire l’allarme dell’emergenza. Ed è lo stesso Ezio Mori, presidente dell’Anpas, l’associazione delle pubbliche assistenze, a portare alla luce il problema. Anche nel mondo del volontariato se ne vedono delle belle e, su 108 associazioni che ogni giorno svolgono il servizio di accompagnamento, c’è anche chi non rispetta le regole.
    In media, su dieci ambulanze che azionano la sirena, quattro lo fanno abusivamente. Gli operatori a bordo non accendono certo l’allarme fasullo per evitare il traffico e andarsi a bere il caffè in santa pace. Lo fanno piuttosto per motivi prettamente economici: più tragitti in ambulanza risultano, più si avrà la certezza di ricevere soldi dall’Asl o di vedersi rinnovare la convenzione a fine anno. O ancora, di ricevere i rimborsi delle prestazioni, anche se le prestazioni sono farlocche. «Ben vengano i controlli tra le associazioni - sostiene Mori dell’Anpas - Siamo noi i primi a chiederli. Anche in questo mondo ci sono tanti soggetti border line che cercano di speculare sul servizio. Alla fine sono sempre i soliti noti ed è bene che vengano puniti con le sanzioni, anche per una questione di rispetto verso chi fa questo lavoro con serietà». Negli ultimi mesi sono aumentati i controlli da parte dei vigili contro i furbetti. E anche l’Asl sta cambiando le regole delle convenzioni. Obbiettivo è avere la garanzia di lavorare con gente seria ed evitare casi come quello della Croce San Carlo, il cui titolare è stato arrestato a giugno per truffa, o della Croce Azzurra, chiusa la scorsa settimana per ambulanze, contratti e sede fuori norma. «Ci sarà più attenzione sui criteri di accreditamento delle associazioni - assicura Alessandro Visconti, direttore amministrativo dell’Asl -. Con i nuovi parametri, chiediamo una revisione annuale dei mezzi di soccorso, un limite di chilometri percorsi all’anno e corsi di formazione certificati per i volontari».
    «È un bene che vengano corretti i criteri di finanziamento delle associazioni - aggiunge Mori - Sono tutti strumenti per capire dove si può nascondere chi fa il furbo e per migliorare sul serio il servizio». In sostanza, nella miriade di onlus, si cerca di fare pulizia delle associazioni che lavorano solo per intascare soldi, che sottopagano i dipendenti o li costringono a doppi turni per risparmiare, che mettono i volontari in condizioni di lavoro poco sicure e che non provvedono alla manutenzione dei mezzi.

    http://www.ilgiornale.it/milano/ambulanze_...ge=0-comments=1
     
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    MILANO - martedì 14 dicembre 2010, 08:00
    L’ambulanza resta in garage Stop al business delle dialisi
    di Maria Sorbi

    Niente più truffe, niente più onlus che cercano di intascare denaro sulle spalle dei pazienti, niente più ambulanze che abusano della sirena. L’Asl fa pulizia nella giungla delle associazioni di volontariato e mette fine al business che si nasconde dietro la gestione dei mille pazienti in dialisi a Milano e dintorni. «Dal primo gennaio si cambia musica - assicura il direttore dell’Asl di Milano, Walter Locatelli -. Abbiamo fissato paletti molto più rigidi e i requisiti che chiediamo alle associazioni per stipulare le nuove convenzioni sono ferrei».
    In effetti ci sarà poco da fare i furbi: d’ora in avanti ogni associazione non potrà trasportare più di 120 pazienti all’anno e ne potrà far salire in ambulanza solo uno alla volta. La nuova regola fa da antidoto contro le «infornate» di dializzati sui mezzi di soccorso e contro gli appostamenti fuori dagli ospedali per accaparrarsi più clienti. A breve finirà anche l’epoca dei tragitti a sirene spiegate per fare più corse e ricevere più rimborsi: l’Asl infatti continuerà a pagare la singola corsa (aumentando addirittura il rimborso da 46 a 49 euro) ma ha stabilito un tetto massimo di tragitti al giorno, che non dovranno essere più di 14.
    In sostanza, saranno ripartiti in modo più equo i 3,4 milioni che vengono distribuiti ogni anno alle onlus per l’accompagnamento dei pazienti in dialisi. «Il nostro obbiettivo - spiega Massimo Sabatino, responsabile dell’ufficio convenzioni - è che non ci siano associazioni egemoni che strappino il lavoro alle altre per guadagnare sui pazienti. Ma vogliamo la massima trasparenza». Con le nuove regole, si calcola che ogni associazione riceverà al massimo circa 160mila euro all’anno. Fino ad oggi invece c’è stato chi, gonfiando i numeri, sgomitando e camuffando i registri è riuscito a ricevere rimborsi pari al doppio. Niente più business mascherati da volontariato.
    I nuovi contratti prevedono anche una suddivisione del servizio per zone in modo da abbassare il più possibile i costi e migliorare la logistica evitando che un’ambulanza debba schizzare da un lato all’altro della città. Per valutare le offerte, l’Asl terrà in considerazione anche lo sconto che ogni singola associazione offrirà sul rimborso del trasporto. Sconto che tuttavia non potrà superare il 7% per non abbassare troppo il livello del servizio. «Alzando così tanto l’asticella delle caratteristiche delle associazioni - spiega Locatelli - correvamo il rischio di non ricevere domande. In realtà non è stato così e già 21 associazioni sulle 26 di oggi hanno manifestato il loro interesse. Presumiamo quindi che abbiano tutti i requisiti che chiediamo. E così riusciremo a fare pulizia e a salvare il lavoro di chi vale».
    Nel frattempo continueranno le ispezioni e i controlli dell’Asl nelle sedi delle onlus assieme a Nas e vigili per verificare la preparazione dei volontari e lo stato dei mezzi di trasporto. In questo modo si tirerà una linea: da parte i gruppi a cui non rinnovare il contratto e dall’altra le associazioni serie. È la stessa Croce Rossa ad apprezzare i controlli più ferrei «in quell’arcipelago di “croci“ che esistono a Milano e provincia dagli anni Sessanta e che vengono gergalmente chiamate “private“. Se non c’è la moralità - fanno notare il commissario regionale della Cri Alberto Bruno e il commissario regionale Maurizio Gussoni - ma la logica che muove tutto è quella del profitto fine a se stesso, allora l’associazione umanitaria diventa una mera azienda di trasporti e la persona sofferente perde il suo profilo umano diventando solo un pacco da portare il più rapidamente possibile a destinazione».

    http://www.ilgiornale.it/milano/lambulanza...ge=0-comments=1
     
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